12 luglio 2022

Provare per credere

Immagini di Max Iezzi

Entriamo nel laboratorio test Fulcrum, dove qualità e affidabilità prendono forma

Sull’affidabilità non scherziamo: è un aspetto al quale dedichiamo un’attenzione maniacale. Per noi prestazioni e risultati devono essere dimostrati: vogliamo le prove e vogliamo renderle note a chi ha scelto i nostri prodotti. 
Lo facciamo aprendo le porte del nostro laboratorio test per raccontarvi qualcosa di cui non abbiamo mai parlato finora. «Ogni ruota – spiega il nostro Direttore Qualità – è sottoposta a severissimi test per verificare il livello e l’affidabilità delle prestazioni grazie a strumentazioni in grado di simulare le condizioni più severe. Un aspetto importante e che fa la differenza in termini di affidabilità. Non basta, infatti, avere prestazioni al top: occorre anche che queste prestazioni vengano mantenute nel lungo periodo».
© Max Iezzi
È vero che ci vogliono almeno due mesi in sala prove per sviluppare test ambientali, prove di funzionalità e verifiche del mantenimento estetico?
«Sì. Ogni ruota percorre migliaia di km in condizioni di carico sovradimensionato che simulano i percorsi più impegnativi della coppa del mondo. Discorso che vale tanto per le MTB, quando per le BDC».
 
L’obiettivo?
«Raggiungere un altissimo livello di prestazioni, di sicurezza e mantenerlo nel tempo. Quasi sempre i nostri limiti di validazione superano (e di parecchio) i requisiti normativi di omologazione». 
 
Come testate, nel dettaglio, un prodotto?
«I test sono a vari livelli e progettiamo negli anni continui upgrade, alzando l’asticella degli obiettivi. Di conseguenza, anche le macchine e le attrezzature si aggiornano per seguire l’evoluzione dei prodotti e le crescenti performance dei materiali e delle tecnologie produttive. Un esempio di questo sono state le prestazioni di resistenza termica delle ruote rim brake in carbonio, cresciute molto negli ultimi anni grazie all’utilizzo di sistemi di resine più performanti».  
 
Solo prove di laboratorio?
«No. Quando finiscono i test in laboratorio, iniziano le lunghe sessioni su strada. Qui ci avvaliamo di tre categorie di tester speciali: ciclisti amatori, professionisti e semi professionisti».

© Max Iezzi

Cosa fanno i tester su strada?
«I tester sul campo completano l’esperienza del laboratorio, perché riproducono nell’uso reale tutte quelle condizioni e aspetti che non sarebbe possibile replicare con delle macchine. Aggiungono, inoltre, una componente fondamentale, ovvero la sensibilità dell’essere umano, essenziale per valutare aspetti quali il comfort, la reattività, la maneggevolezza. Insomma, quel che in altri ambiti verrebbe chiamata “l’esperienza di guida”. Per portare al limite i nostri prodotti, li testiamo anche negli scenari più impegnativi, come le gare dei corridori PRO, dalle quali otteniamo sempre preziosi feedback per lo sviluppo prodotto».
 
Quanti km percorrono le ruote prima di entrare sul mercato?
«Più di 20.000 per ogni modello, grazie a un team di oltre cento tester. Il tutto, ovviamente, mantenendo il vincolo di massima riservatezza, senza, cioè, farsi sfuggire nulla parlando con i tanti appassionati: non sempre è facile…».
 
Le ruote pensate per un sistema di frenata a disco sono sottoposte a maggiore stress: anche le prove e i test sono più impegnativi?
«Si. I test di frenata di una ruota disco sono molto più severi e articolati rispetto a una rim brake. Questo non solo per l’eccezionale potenza frenante che raggiungono gli impianti disco, ma anche perché il “sistema ruota” si complica notevolmente; le forze generate dalla frenata si scaricano, infatti, anche attraverso il mozzo e i raggi, a differenza di quanto accade sui sistemi di frenata classici, che lavorano sul cerchio».
© Max Iezzi
Sicurezza e prestazioni, ma anche bellezza: come si verifica il mantenimento dell’estetica di una ruota?
«Realizziamo test ambientali che riproducono le peggiori condizioni di utilizzo cui la ruota sarà sottoposta: dal fango alla polvere, dai raggi UV al sale e ai getti d’acqua per simulare l’idropulitrice. Qualità e affidabilità devono viaggiare in parallelo: è una sfida che ci autoimponiamo ogni giorno e che riguarda anche i più piccoli dettagli».
 
Per esempio?
«Anche le etichette e marcature delle ruote sono sottoposte a test sulla funzionalità e affidabilità. Per esempio, tutte le nostre etichette, dal tradizionale sticker adesivo sino al water transfer, devono superare lunghe sessioni di “sole artificiale” nelle nostre macchine QUV e resistere all’azione chimica dei più potenti detergenti in commercio». 
 
Le ruote, d’altronde, sono un elemento centrale nel sistema bicicletta: giusto prestare così tanta attenzione a questa componente, come fanno i ciclisti?
«Certamente. Le ruote contribuiscono a dare alla bicicletta un’immagine estetica, oltre che a renderla prestante. Per quanto riguarda la capacità di incidere sulle prestazioni, le ruote sono seconde solo al telaio e i ciclisti questo lo sanno bene. Al momento della scelta, oltre alla sostanza, conta anche la forma». 
 
Si tratta, insomma, di creare qualcosa che tenga insieme tutto?
«I test sono lunghi e onerosi, proprio perché necessari a garantire lunga vita alla ruota, preservando non solo le sue prestazioni ma anche le sue caratteristiche estetiche, il suo fascino, la sua bellezza. Ogni elemento richiede la massima attenzione: c’è una cura maniacale dei dettagli che consente di avere prodotti affidabili e duraturi nel tempo. Prodotti che fanno la differenza quando sono al limite. Prodotti per chi “ha gambe”, che saranno utilizzati e apprezzati per tanti anni». 
 
Il laboratorio test è, insomma, uno spazio vivo, dove lavoro e passione, magia e concretezza, uomo e macchina dialogano costantemente. Non ci si ferma mai: neppure nei fine settimana. I tecnici si danno il cambio per controllare che tutto proceda per il meglio. I materiali e i prodotti da testare sono sempre molti e non ci si può permettere di perdere nemmeno un minuto. È una sfida costante contro il tempo. Come nelle gare.