10 dicembre 2020

Jonas Deichmann Triahlon 360°

Immagini di Markus Weinberg

120 x Ironman e 40.000 Chilometri, il giro del mondo in modalità Triathlon

Giri del mondo in dirigibile, in barca a vela, di corsa, in bicicletta: se pensate che le possibilità di siglare imprese originali siano ormai esaurite, vi sbagliate.
C’è chi, infatti, mentre state leggendo, sta circumnavigando il globo in modalità triathlon. E sarà il giro del mondo, in questa disciplina, più lungo della storia. 
Lui è Jonas Deichmann: 33 anni, nato a Stoccarda, è atleta, avventuriero, conferenziere, motivatore. Alle spalle ha  una lunga serie di imprese. Detiene, per esempio, i record di traversata in bicicletta dell’Eurasia, dal Portogallo a Vladivostok in 64 giorni, e della Panamerica, dall’Alaska alla Patagonia in 97 giorni. Più di recente,  ha coperto il percorso che da Capo Nord, in Norvegia, arriva a Cape Town, in Sudafrica, mettendoci 72 giorni, un mese in meno del precedente record. Già così, Deichmann è nella storia: è il primo, infatti, ad aver collezionato i record in tutte e tre le citate traversate continentali in bici.

40,000 KM IN 10 MESI: LA SFIDA AI RAGGI X 

Ora questa nuova sfida, Triathlon 360 Degree, che ci riguarda da vicino: sono, infatti, Fulcrum le ruote che equipaggiano la bicicletta che accompagna Deichmann nel mondo. Dopo il rinvio nei mesi scorsi a causa della pandemia di Covid-19, il 26 settembre, finalmente, la partenza da Monaco di Baviera per un’avventura che porterà Jonas a coprire la distanza di ben 120 Ironman (il cosiddetto triathlon “super lungo”),  per un totale di circa 40.000 km.

«Dopo aver raggiunto la Croazia in bicicletta, – racconta Jonas –, nuoterò per 456 km lungo la costa in direzione Montenegro. Di nuovo in sella per attraversare Europa e Asia fino a raggiungere la costa cinese per poi salire su una barca a vela e attraversare l’Oceano Pacifico fino a San Francisco. Per la tappa successiva si passa alla corsa: 5.040 km attraverso gli Stati Uniti per raggiungere New York. Ancora barca a vela per attraversare l’Atlantico fino a Lisbona, dove risalirò in bicicletta per fare ritorno a Monaco nella primavera 2021, circa dieci mesi, dunque, dopo la partenza».
Il tutto con un nobile intento, raccogliere fondi per la riforestazione della selva pluviale, e un impatto ambientale pressoché inesistente: «Non ho alcun supporto da parte di veicoli di assistenza – spiega Deichmann –. Durante le nuotate trascino una speciale zattera con il materiale per campeggiare. Sono autonomo anche nelle tappe a piedi e in bicicletta per poter sostare in piena libertà». Oltre alle enormi distanze, l’altra grande sfida è proprio la logistica: «Penso alle correnti in mare o  alle piccole finestre temporali per superare l’Himalaya. Per attraversare Pacifico e Atlantico dovrò anche trovare una barca a vela, perché… farò l’autostop».

La capacità d’improvvisare, di adattarsi all’imprevisto, di trovare soluzioni alternative è, d’altronde, componente essenziale in sfide di questo tipo. Ma, ancor di più, contano la preparazione e la cura  dei dettagli. «Che tu stia pianificando la tua prima piccola avventura o tentando di battere un record di resistenza – conferma Deichmann –, è questione di pianificazione e di mentalità: sebbene la forma fisica sia importante, credo che la testa diventi decisiva in sfide lunghe diverse settimane o mesi. Solo l’esperienza e l’allenamento possono aiutarti a sopportare fatica e difficoltà».  

Come ci si prepara a un evento del genere?

«Faccio sport solo quando sono dell’umore giusto – confida Jonas –: il che significa, comunque, 20-30 ore a settimana. Molta corsa, ciclismo, escursionismo, nuoto e snowboard. Circa quattro mesi prima di  un tentativo di record mondiale inizio a prepararmi in maniera specifica per la prova. Mi concentro su percorsi lunghi e lenti per costruire le condizioni di base e arrivo a circa 1.000 km a settimana. Faccio diversi giri molto lunghi, tra i 300 ei 400 km, per abituarmi alle lunghe distanze. Non mancano esercizi di fitness per rafforzare la schiena e altri muscoli. 

Una decina di giorni prima della partenza smetto completamente di allenarmi: faccio giusto qualche passeggiata, brevi pedalate, nuoto e qualunque cosa aiuti a mettere il corpo e la mente in modalità di recupero. Fondamentalmente, nella fase finale, mi sento come se fossi in vacanza: in questo modo riesco ad arrivare alla linea di partenza motivato e mentalmente fresco  per concentrarmi al 100% per diversi mesi». Qualcuno si chiederà cosa spinga un atleta  a buttarsi in avventure del genere: «Sono cresciuto nella Foresta Nera – racconta Deichmann – e ho passato l’infanzia a correre nei boschi, sperimentando vari sport di resistenza. Lo stile di vita avventuroso dei primi anni ha formato le mie ambizioni di esplorare il mondo e pormi sempre nuove sfide. Quando raggiungo un traguardo, dimentico tutta la sofferenza e sogno l’avventura successiva. Durante un viaggio, quando mi sveglio, sono eccitato, perché  so che sta per accadere qualcosa d’inaspettato: vedrò posti e incontrerò persone per la prima e, probabilmente, ultima volta nella mia vita. Questo mi dà la sensazione di vivere la vita al massimo. Stabilire un record, certo, aumenta le emozioni, ma è come la ciliegina: la torta è formata dai ricordi di un viaggio fantastico».
E allora buona avventura, Jonas: non vediamo l’ora di ascoltare le storie di questo tuo nuovo, incredibile viaggio.